Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Conferenza di Naomi Takeya “Fin dall’epoca antica, i viaggiatori si recarono all’ Etna”

Conferenza sull’Etna
Fin dall’epoca antica, i viaggiatori si recarono all’ Etna
Prof.ssa Naomi Takeya – esperta di letteratura siciliana

 

Chi furono i primi scrittori ad immortalare la Sicilia? Probabilmente il poeta greco Omero, vissuto circa 2.700 anni fa, e i suoi successori. Molti studiosi ritengono che la Terra dei Ciclopi nel IX canto dell’“Odissea” sia ispirata ad un vulcano con molte fumarole, ovvero alla zona etnea, in Sicilia.

L’Etna inizia a comparire con il suo nome a partire dall’epoca del poeta romano Ovidio. Recatosi ad Atene per motivi di studio, sulla via del ritorno si fermò per circa un anno in Sicilia, dove godette della natura rigogliosa, dimora delle divinità. Sotto Augusto, il primo Imperatore, con la pubblicazione di “Amori” e “L’arte di amare”, divenne il beniamino di tutta la società raffinata di Roma e scrisse “Le metamorfosi”, opera immortale che continua ad essere letta e apprezzata ancora oggi. In tarda età venne però esiliato per motivi ignoti nei pressi del Mar Nero, dove morì nel 17 d.c.

E in quei giorni avversi, quel che passava nella testa del poeta era il “cielo splendente per le fiamme dell’Etna” (“Lettere dal Mar Nero”).

Nel XII secolo il musulmano Ibn Jubayr, in ritorno dal pellegrinaggio alla Mecca, scorge dal mare burrascoso “il Monte del fuoco, ossia il famoso vulcano di Sicilia”. E scrive “Così Allah ci dia ricompensa maggiore” (“Viaggio”). Nell’epoca dei Gran Tour europei del XVIII secolo, lo scozzese Patrick Brydone, accompagnando in viaggio in qualità di tutore giovani aristocratici britannici, compì l’impresa di scalare l’Etna.

Grandi Maestri della letteratura come Goethe, Maupassant e D.H. Lawrence visitarono la Sicilia e finalmente, nella seconda metà del secolo scorso, anche due importanti scrittori giapponesi come Kunio Ogawa e Kunio Tsuji giunsero nella tanto agognata terra da cui si può ammirare l’Etna.

 

Naomi Takeya

Nata a Kobe nel 1948, ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Kyoto e, come borsista del governo italiano, ha studiato presso l’Università Sapienza di Roma. E’ già professore ordinario di letteratura italiana presso l’Università delle Arti di Osaka

E’ autrice dei libri: Il foulard bianco di Carmen: Quarant’anni con Giulietta Simionato, principessa della lirica, Caleidoscopio italiano: Le lacrime alla Scala, La voce della Sicilia e La casa appoggiata al pino (in italiano). Nel 1992, con la traduzione dell’Arte del convito nella Roma antica di Eugenia Salza Ricotti, ha vinto il Premio Pico della Mirandola (Istituto italiano di Cultura) e nel 2011 ha redatto e tradotto La Sicilia attraverso I racconti siciliani: Verga, De Roberto, Pirandello, Vittorini, Brancati, Tomasi di Lampedusa e Sciascia. Gli altri libri tradotti: Leonardo Sciascia: A ciascuno il suo, Una storia semplice, La zia d’America, La morte di Stalin, e Tutte le opere narrative di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo e Lezioni su Stendhal dal prof. Isao Waki e I Racconti da da Takeya).

Nel 2015 ha vinto il Premio Collegium Mediterranistarum, in quanto ha aperto nuove prospettive agli studi di letteratura italiana in Giappone, che dall’era Meiji in avanti avevano riguardato prevalentemente autori del Centro e del Nord Italia, e nel 2016 le è stato conferito il Premio Iue per il contributo dato agli scambi culturali italo-giapponesi tramite la presentazione della cultura italiana.

  • Organizzato da: イタリア文化会館-大阪